Ogni giorno, tramite tv, quotidiani, posta-elettronica ecc., ci giungono invocazioni di aiuto da parte di decine di organizzazioni benefiche e assistenziali in favore dei poveri o dei malati, soprattutto del Terzo Mondo. Tali richieste peraltro si servono sempre di leve di grande potenza: la sensibilità popolare per le tragedie umane, la carità cristiana, la pietà, i sentimenti, la misericordia ecc. ecc.
Gli appelli alla raccolta di fondi necessari a questo genere di lotte, purtroppo mai sufficienti, si sono ovviamente moltiplicati nel tempo proprio perché vedono come destinatari delle richieste intere popolazioni che non navigano certo nell’oro, e non solo a causa della crisi economica globale.
L’apporto che può dare il singolo, per quanto possa “elevarsi a potenza” grazie al grande numero dei contribuenti, non potrà mai essere uguale a quello delle grandi potenze mondiali e dei governi nazionali. Non parliamo poi del sostegno finanziario che potrebbe fornire il Vaticano che è la più ricca istituzione del pianeta.
Certo fa rabbia vedere il Papa (non me ne voglia Benedetto XVI, ma proprio ultimamente tutti noi abbiamo assistito a un suo intervento in tal senso) mentre, stracarico di anelli e collane d’oro e seduto sopra un ingioiellatissimo “trono”, parla di poveri e affamati del Terzo Mondo supplicando l’intervento dei “grandi” della Terra ritenendo tuttavia esclusa d’ufficio la Chiesa Cristiana da questa gara di solidarietà.
Indigna assistere allo sperpero di denaro da parte delle amministrazioni pubbliche nella costruzione di tanti edifici lasciati poi in sospeso in preda all’auto-distruzione mentre in tv ti ricordano, chiedendo a te i soldi, che ogni secondo nel mondo muore un bambino per la fame e gli stenti.
Ci rode il fegato la continua esposizione mediatica di neonati ridotti pelle e ossa, come i prigionieri nei campi di concentramento nazisti, utilizzata per convincere i disgraziati utenti televisivi a versare in beneficenza qualche euro, mentre ascoltiamo la Merkel ostentare la forza economica della Germania nei confronti degli altri paesi comunitari (e l’esempio dei campi di concentramento non è casuale).
Insomma nessun uomo, pur nel pieno della propria umiltà, si tirerà mai indietro dalle “raccolte fondi” in aiuto dei “diseredati” e degli affamati del mondo (sempre che si tratti di beneficenza onesta e non speculativa), ma che sia chiaro, una volta per tutte, che questo genere di iniziative contribuisce ben poco alle vere necessità evidenziate dalle campagne mediatiche.
Questi problemi possono essere affrontati e forse parzialmente anche risolti, solo dai massicci interventi delle grandi nazioni occidentali e dei paesi cosiddetti emergenti, dal robusto contributo delle multinazionali (quelle farmaceutiche in particolare) e dalla sincera solidarietà dei “potenti” della Terra … perchè il “cuore” non si custodisce in banca.
1 commento su “Ma chi deve pensare ai poveri del mondo?”
Santokenonsuda
(17/01/2013 - 10:30)A parte le centinaia di truffe alle quali siamo stati tutti soggetti negli scorsi anni (vedere le denunce della trasmissione televisiva “Striscia la Notizia”), la smisurata quantità di carta spedita giornalmente a mezza Italia con illegali c/c postali già precompilati con dati sensibili, per indurre le persone anziane a fare beneficenza, e il turpe utilizzo di fotografie di bambini malati e denutriti a fini psicologicamente persuasivi, LA BENEFICENZA DEVE ESSERE UNA PREROGATIVA DI COLORO CHE HANNO GRANDI DISPONIBILITA’ DI DENARO.
Questo concetto è valido sia dal punto di vista etico che da quello pratico, è infatti più semplice ed efficace chiedere molto a quelli che possiedono moltissimo, che non raccogliere poco da quelli che possiedono pochissimo (tra l’altro con impegno e fatica che potrebbero essere destinati a ben altri scopi benefici).