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La guerra economica e il grande ricatto

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L’avevamo descritta già dal 2010 come una sorta di terza guerra mondiale combattuta da uno Stato fantasma , chiamata Europa Unita, contro alcune delle Nazioni deboli del vecchio continente, da conquistare politicamente con l’arma del ricatto economico, ma anche contro Paesi del resto del pianeta fiaccati da precedenti dissesti finanziari.

E  la guerra infuria.  Sotto tiro dall’inizio del conflitto l’Islanda in primis, a seguire la Grecia, l’Italia, la Spagna, il Portogallo e ora Cipro, con lo sfondo degli Stati Uniti indeboliti dal crack dei titoli tossici del 2008 e da crisi finanziarie (e ovviamente anche politiche) interne.

L’ultimo “colpetto”, in ordine di tempo, è stato dato alla Russia, impelagata con grandi quantità di capitali dei suoi oligarchi investiti a Cipro, proprio dove l’EU ha effettuato il suo ennesimo ricatto economico costringendo il Governo locale a un inaudito prelievo forzoso del 10% sui conti correnti bancari.

L’alibi per innescare la guerra è stata la stabilità economica interna dello Stato oppressore, l’EU, alleato nell’occasione con uno degli Stati membri, la Germania, come sempre al centro di tutti i conflitti europei fin dai tempi dei barbari.

La reale finalità della guerra è il lento e inesorabile impoverimento dei popoli da piegare, con la conseguente intromissione negli affari interni delle relative nazioni e la conquista politica dei loro territori.

L’arma è esclusivamente finanziaria. Gli Stati da conquistare vengono sottoposti a ricatti economici e pesantissime sanzioni con tecniche psicologiche di massa per certi versi anche peggiori delle tradizionali armi militari.  Gli strumenti preferiti sono: lo “spread”, le speculazioni nelle borse, le pressioni sulle direttive dei vari governi, le “manipolazioni” sui relativi premier, le minacce di fantomatici “baratri” in caso di fuoriuscita dalla moneta unica, il divieto di battere moneta e, “in cauda venenum” (il veleno è nella coda), i falsi prestiti a usura erogati col contagocce solo dopo terrificanti “castrazionitributarie imposte ai popoli oppressi, che i gerarchi dei paesi despoti hanno avuto la faccia tosta (eufemismo) di chiamare “Fondo salva Stati”.

Che il paese oppressore sia uno Stato fantasma è cosa ormai acclarata. L’EU non è una comunità, non è una federazione, politicamente non è nulla di concreto, e lo ha dimostrato proprio nei giorni scorsi nell’ambito della diatriba fra Italia e India per il caso dei due marò che lo stato sud-asiatico vorrebbe a tutti i costi processare. Ebbene alla incredibile, inaudita, insensata, incivile, infame presa in ostaggio del nostro Ambasciatore, l’Europa Unita ha risposto: “Non  ci  intromettiamo”; alla faccia dell’unità, della solidarietà e degli accordi internazionali!

Ma a cosa ci servono “amici alleati” che ci mandano costantemente a “quel paese” e che ci sparano di sopra … pure?

Prima che sia troppo tardi … FUORI  DALL’EUROPA!

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

1 commento su “La guerra economica e il grande ricatto

    […] il nostro articolo del 19/3 intitolato “La guerra economica e il grande ricatto” (clicca qui per leggerlo) abbiamo segnalato quella infinita serie di “pali e paletti”, imposti dall’EU,  […]

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