Christo è un artista acclamato. Certamente stupisce, ma fino a che punto questo tipo di arte è coerente e giustificata nel contesto sociale di oggi?
Il titolo di Repubblica.it parla di “miracolo” di Christo (l’artista statunitense Christo Vladimirov Yavachev che produce con la moglie Jeanne-Claude Denat de Guillebon) sul lago d’Iseo.
Ma secondo noi, più che di “miracolo”, si dovrebbe parlare di un “lago di dubbi”.
L’opera di “Christo”, come peraltro anche molte delle precedenti, certamente stupisce per audacia e creatività, ma genera una serie di domande e di riflessioni che vi proponiamo con l’intento di indurre atteggiamenti critici e analitici in coloro che tendono ad accettare certe iniziative spettacolari proprio in quanto tali, senza entrare nel merito delle possibili ricadute ambientali e dei reali significati di queste opere “faraoniche” ma nello stesso tempo effimere. Ecco di seguito i nostri dubbi:
– che fine farà l’enorme quantità di materiale plastico (normalmente difficile da smaltire) quando l’opera verrà smontata?
– e il tessuto? Verrà riutilizzato in qualche modo o sarà distrutto?
– l’arte effimera (quella che “esiste” solo per un breve periodo di tempo) e che sarà fruibile solo per una minima parte della gente, è un dono per l’umanità, come lo sono state le opere dei grandi artisti del passato che hanno sfidato il tempo, o una forma di esibizione personale dell’autore, come nei casi delle moderne performance?
– è corretto oggi spendere 15 milioni di euro solo per “stupire a tempo determinato” e non per i reali bisogni di un’umanità che sta precipitando nel caos e nella disperazione?
– è solo una provocazione ovviamente, ma perché non costruire un ponte dello stesso tipo sul Canale di Sicilia invece che sul Lago d’Iseo, magari senza ricoprirlo di pregiato tessuto arancione ma salvando migliaia di vite umane? Certi “ponti” non hanno neanche bisogno di tanto inquinante materiale plastico. Sono puramente virtuali ma tanto pieni di umanità, sono i “ponti” auspicati da Papa Francesco.