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Il Palermo è salvo, si salvi chi può

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Salvezza praticamente raggiunta con otto giornate di anticipo, il resto del campionato ai giocatori servirà a ben poco, a qualcuno per scegliersi il miglior posto nella vetrina delle vendite, a qualche altro per evitare di andare a calcare terreni di categorie inferiori. L’unica cosa certa è che a maggio si chiuderà un ciclo e a giugno se ne dovrebbe riaprire un altro. 

Chiudendosi un ciclo viene spontaneo parlare di bilanci. Potremmo parlare freddamente di numeri (a me molto cari), indubbi testimoni che questi otto anni appena trascorsi, da una società neopromossa che non vedeva il calcio che conta da oltre trent’anni, fanno pendere l’ago della bilancia dalla parte dei “contenti”. Perchè, a dispetto dei più coriacei e critici analisti, la società rosanero, soprattutto nei primi anni di serie A, ha messo sul tavolo un progetto, consistente nella valorizzazione dei giovani e nella continua permanenza nella massima serie, il tutto condito da una serie di ottimi risultati, di bel gioco e di piazzamenti in Europa, che hanno portato Palermo e il Palermo agli onori della cronaca.

Grandi campioni, dentro e fuori dal campo, che non occorre elencare, grandi fasi di gioco, altamente spettacolare, insomma un mix quasi perfetto che ci ha fatto spellare le mani dagli applausi e sgranare gli occhi dallo stupore, ma soprattutto ci “ha fatto sentire qualcuno” nel panorama calcistico nazionale e internazionale.

Ma, come tutto nella vita, ogni ciclo ha un inizio ed una fine. E la parte discendente della parabola è inevitabilmente la più triste, nella fattispecie coincide con la mancanza di risultati, di bel gioco, ed agli onori della cronaca Palermo assurge solo per la “munnizza”, che non è come la “trivela” o la “rabona”, ma qualcosa di maleodorante che è diventato il biglietto da visita dei palermitani.

I turisti non li accogliamo con i palloncini colorati, ma con gli altrettanto variopinti sacchetti di munnizza che esaltano il senso della vista, ma anche il senso… del disgusto.

E l’ago della bilancia questa volta pende, giustamente, dalla parte degli “scontenti”. Il progetto svanisce, i giovani non hanno il tempo di essere valorizzati che già vestono altre maglie, la tanto vituperata Europa rimane una chimera, non ci resta che la continua permanenza nella massima serie, troppo poco per chi aveva affinato il proprio palato: aragosta e champagne sono una cosa, cicirello e spuma di vino un’altra.

Ne ho scritte e ne ho lette in questi anni di rinascita rosanero in serie A, tante, davvero tante. Il tifoso è molto umorale: una bella vittoria gli fa iniziare la settimana in modo diverso, si alza il lunedì come se avesse vinto al superenalotto, con il petto in fuori, sembra l’Uomo Ragno, un supereroe. Una sconfitta lo fa piombare nello sconforto e nell’abulia. La “malainnata” è sopraggiunta troppe volte in questo ultimo campionato.

Finisce così, con mestizia, l’ottavo capitolo del primo libro rosanero. Adesso aspettiamo il primo capitolo del secondo volume, la cui stampa inizierà a giugno. Arabi o non arabi, molti volti non li rivedremo, altri si, chi affonda e chi si salva. Ma chi si salva quest’anno? Su chi poseranno le basi del nuovo Palermo?

Ma era un anno di transizione…   “Transitio sine qua non…”

Autore dell'articolo: Carlo Ferlisi

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