L’evoluzione tecnologica di per sé non è di certo un problema per la civiltà contemporanea, piuttosto ne è l’emblema.
Tuttavia il connesso marketing globale, drogato, ipnotico, bugiardo, folle, perverso e crescente in modo esponenziale, oltre a rendere tecno-dipendenti intere generazioni, sta spingendo l’intero sistema economico correlato verso un inevitabile punto di rottura.
Un articolo nuovo all’anno per ogni marchio multinazionale e per ogni tipologia di prodotto; i televisori sono sempre più grandi, più precisi, più dettagliati, più luminosi, magari curvi, a chiocciola, pentadimensionali, stroboscopici, i telefoni cellulari poi fingono di evolversi periodicamente, con cadenza semestrale o annuale, ma in realtà sono sempre gli stessi con piccole differenze che non giustificano di certo l’obsolescenza dei modelli precedenti e la “necessità” di cambiarli con i nuovi.
Insomma un’iper-produzione che giova solo alle aziende costruttrici e in genere alla filiera commerciale (piccola e grande distribuzione, mercato indotto e centri assistenza), non di certo ai consumatori che, ipnotizzati dalla pubblicità mediatica e dalla rete, sempre più ossessiva e martellante, buttano via, inutilmente e costantemente, un mucchio di denaro solo per stare d’appresso alle mode del momento e all’incalzare continuo di una evoluzione tecnologica i cui effettivi pregi sono tutti da dimostrare.
E chi diventa vittima di questa smania, un po’ come accade per la ludopatia, non può più fare a meno del prodotto “nuovo”, anche se sa perfettamente che, una volta uscito dal negozio, quel meraviglioso ultimo “nato” della tecnologia diventa precocemente vecchio, come accade per la razza umana quando si viene colpiti da “progeria“, solo che per l’uomo si tratta di malattia rara, mentre per l’elettronica e l’informatica si tratta ormai di “normalità“.
Così il tecno-dipendente, per esempio, pur di entrare in possesso dell’ultimo modello di smart-phone, quello col nome che contiene il numero superiore a quello del suo attuale cellulare, cerca tutte le motivazioni possibili per giustificare l’acquisto a se stesso, ai parenti e agli amici; così vengono fuori i soliti alibi, magari banali o inverosimili come: “quello vecchio mi è volato dal finestrino mentre passavo sul viadotto”, oppure “mi è caduto nel frullatore mentre mi facevo il frappè”, o magari “si è rotto perché ricevo troppe telefonate e farlo aggiustare non conviene”.
Le case produttrici poi, perfettamente consapevoli di avere ormai il pieno possesso psicologico di diversi milioni di “polli” (già spennati, ma mai abbastanza), ce la mettono tutta per infilare lo spiedo fino in fondo. Così fanno a gara fra loro per far uscire il “numero successivo” prima della ditta concorrente, in un tourbillon di modelli sempre più piatti, tondi, veloci, luminosi, con più fotocamere, migliori display, massime ricezioni, magari anche anfibi, quadrifonici, servo-assistiti ecc. ecc. ecc., ma sempre utilizzabili nello stesso modo degli ultimi modelli precedenti della stessa generazione.
E’ uno scenario ormai tipico del consumismo stiracchiato fino all’estremo, ma come ho accennato all’inizio, la corda non si può tirare all’infinito, prima o poi giunge sempre il momento di rottura. Quanti altri modelli potranno inventarsi ancora i produttori prima di saturare tutte le possibili varianti da inserire? Come ci sembra umanamente impossibile che nel salto in alto si possano superare i tre metri, così appare sempre meno probabile che ogni azienda possa produrre altri dieci/quindici smart-phone con caratteristiche sempre differenti o migliorative rispetto ai modelli precedenti.
Il limite ormai è molto vicino, anche perché questo mercato drogato e isterico interviene nell’ambito di una delle più gravi crisi economiche dell’era moderna; riusciranno i nostri “eroi” a spillare ancora denaro dalle “botti” asfittiche dei consumatori ormai ridotti allo stato di pre-povertà?
Il video che segue è una riuscitissima caricatura di questo scenario “pre-apocalittico” che segnala anche le gravi ricadute ambientali sull’eco-sistema, purtroppo ormai seriamente compromesso dall’eccessivo accumulo di rifiuti elettronici dovuti proprio a questa globale follia commerciale.