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Tenetevi pure gli italici caroselli

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Va precisato subito, in premessa, che se Ciro Immobile, con i numeri che ha, avesse militato in qualche squadra italiana mediaticamente “titolata” (una di quelle che si tifano in TV a mille chilometri di distanza, per intenderci) nulla di questo sarebbe successo: sarebbe stato inattaccabile, esaltante a prescindere, indiscutibile.
Però (grazie al cielo) lui gioca nella S.S. Lazio. Va precisato, inoltre, che nonostante abbia decretato, suo malgrado, l’eliminazione della Francia (giocando peraltro un Europeo fallimentare senza mai segnare), nessuno, oltralpe, ha pensato di mettere alla gogna un fuoriclasse come Kylian Mbappé; si pensi, ad esempio, cosa farebbe un polacco se qualcuno si sognasse di “attaccare” Lewandowski: bisognerebbe togliergli piatti e coltelli dalle mani. Immobile arriva all’Europeo da Scarpa d’oro, con numeri che farebbero impallidire un morto e da miglior realizzatore continentale.
Mancini fa del collettivo la propria forza (dice…), fino al punto di snaturare i suoi migliori giocatori, primo fra tutti Ciro che gioca sempre spalle alla porta contro ogni sua abitudine e caratteristica (le stesse che con altri allenatori gli fanno segnare 40 gol a stagione). Però lui non molla, gioca e combatte, accetta sostituzioni inaccettabili, fa due gol (Mbappé nessuno), altri due li fa fare e stampa un incrocio dei pali memorabile.
Tuttavia, e chi lo segue sempre (non una volta ogni due anni) lo sa bene, non gioca come sa, si incarta, non è lo stesso centravanti che con la maglia biancoceleste ne mette dentro quattro su tre. Insomma, nonostante ci sia chi ha fatto assai peggio di lui, non gioca fin qui un Europeo brillante. Però lui ci sta, sta zitto, non si lamenta mai, lotta e segue pedissequamente capitan Mancio, anche a costo di immeritate brutte figure.
Nel frattempo, in Italia, si scatena una bolla di derisione feroce e di messa alla berlina che incontra migliaia di post, di meme e di video indecorosi contro di lui, su qualsiasi piattaforma: il nutrito popolo degli italici imbecilli si scatena contro il proprio oggettivo portabandiera, che diventa in un attimo la barzelletta dello stivale più fetido del mondo.
Critiche assassine sui giornali, 4 in pagella, scambi di battute e sfottò senza precedenti. Immobile si tramuta in venti giorni dal centravanti più prolifico d’Europa a un brocco mai visto, una sega fantozziana, un mostro di incapacità impossibile da vedere e da schierare.
Tutto questo è degno e indegno allo stesso tempo. Degno, certamente, di un popolo da sempre autolesionista, provinciale e ogni giorno più povero di cultura e valori reali; di un’ondata di decerebrati pronti domenica sera a scendere in piazza con le macchine pitturate per poi tornare a scannarsi il giorno dopo. Indegno, nel contempo, perché tutto ciò rientra perfettamente nell’atteggiamento tipico dei vigliacchi: Ciro è un bravo ragazzo, non un guascone; è uno che “porge sempre l’altra guancia”; e i vigliacchi, si sa, soprattutto quelli tricolore, attaccano soltanto chi, almeno all’apparenza, si presenta più debole.
Qualsiasi cosa succederà domenica sera, cari “fratelli d’Italia”, io non sarò in piazza con voi. Lascerò a voi le pantomime, le parrucche, la felicità posticcia di un popolo che è tale solo ogni due anni per un pallone.
Lascerò a voi l’idiozia di massacrare chi gioca per i vostri colori, persino chi rappresenta il miglior calciatore della vostra “amata” nazionale (che farà poi tre spettatori, però, nella prossima amichevole). Lascerò a voi, e soltanto a voi, l’ennesima occasione di offendere la coerenza, il buon senso e un’intelligenza che, evidentemente, non vi appartiene.
Io, nel frattempo, ascoltando magari i vostri caroselli di gioia farlocca, aspetterò Ciro a Formello, dove ritroverà tifosi veri e dove torneremo a sognare con i suoi 40 gol a stagione garantiti. Dove, soprattutto, nessuno gli mancherà mai più di rispetto. Lo stesso che lui, tuttavia, presta sempre a chiunque altro.

Autore dell'articolo: Alessandro Vizzino

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