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Cosa c’è dietro questo strano attacco della Milizia Wagner al cuore della Russia, rientrato a pochi kilometri dalla capitale? Difficile a dirsi e a capirsi. A cominciare dalla complessa personalità del suo comandante, Prigozhin, che tenta un clamoroso colpo di mano (o un colpo di testa) che mette in subbuglio il mondo intero, per poi fare rapidamente marcia indietro.
Una prova di forza nei confronti delle gerarchie militari che avrebbero voluto sottometterlo? Le prove generali della destituzione di Putin? Una strategia (come vorrebbero i soliti “complo” filoputiniani), per spostare truppe (le stesse della milizia) sul confine con la Bielorussia, funzionali alle guerra con l’Ucraina? E, in ogni caso, si tratta di un piano ragionato e programmato, o della reazione estemporanea di un audace quanto imprevedibile avventuriero, che le circostanze della vita e la contiguità con i vertici del potere russo hanno portato dalla bancarella di vendita di hotdog alla ribalta assoluta della politica internazionale?
In ogni caso Putin e il suo regime non hanno fatto precisamente quella che sia chiama una figura smagliante, visto che la fragilità di tutto il sistema politico-militare sul quale poggia il suo potere assoluto è risultata chiara a chiunque abbia occhi per vedere. E dato che anche la stampa e i commentatori esperti sembrano non avere le idee del tutto chiare, a noi non resta che spendere qualche parola di riflessione su come questa folle guerra e tutto quello che ci sta attorno e dietro tendano a opacizzare la realtà, a renderne i confini indefiniti, a confondere le carte delle responsabilità individuali e collettive.
Un caos politico, una confusa nebulosa informazionale e interpretativa, alla quale si accompagnano – è bene non dimenticarlo anche dinanzi a tali incomprensibili e teatrali azioni militari tra farsa e dramma – inenarrabili tragedie umane e inaudite sofferenze di milioni di individui. E tale bizzarro e strampalato attacco mancato al potere bene si colloca, come elemento frattalico di una ben più ampia figura isomorfica, nella irragionevole e disumana concezione che ancora vorrebbe utilizzare la turpe insensatezza della guerra come mezzo risolutivo di rivendicazioni e contrasti geopolitici, come mezzo efficace per risolvere conflitti tra le Nazioni, stolidamente incuranti degli abominevoli effetti e terribili contraccolpi di una simile visione così arcaica e aberrante che non tiene in nessuna considerazione il valore assoluto della protezione della vita.