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In un articolo de “
ilmessaggero.it” del settembre del
2015 è stato fatto rilevare che
Cassano, il ceo di
Alitalia in questi giorni al centro delle ennesime trattative di vendita, si era dimesso dopo 9 mesi di “lavoro” intascando una buonuscita (tfr) milionaria di ben
2,4 milioni di euro (
cliccate qui per leggere l’articolo completo).
E’ una vecchissima questione, ancora più vecchia della data di quest’articolo, ed è il motivo per il quale sono avvenute migliaia di privatizzazioni nel corso degli ultimi vent’anni.
Il sistema di potere ha messo a disposizione dei privati (ma solo quelli appartenenti al “club“) enormi capitali pubblici creando pure una sorta di meccanismo di assegnazione degli incarichi di governo delle aziende a personaggi anch’essi appartenenti al “club“.
Nelle banche si è verificato il peggio con tfr milionari da nababbi, ma in altri settori produttivi si sono superati perfino i 100 milioni di euro; ultimamente solo la TIM ha speso in 5 anni ben 31 milioni nelle buonuscite dei suoi ultimi presidenti o amministratori delegati.
E’ più che plausibile il dubbio che questi tfr vengano poi suddivisi, vista la loro enorme consistenza, proprio fra i nominativi che hanno beneficiato del loro strapagato ruolo e le oscure casse del sistema di potere che ne ha gestito le varie assegnazioni, quasi come fosse “voto di scambio” o una gigantesca “concussione“, ma è solo una similitudine, per carità:
Per entrare meglio nelle spire di questo sistema vi indichiamo di seguito alcuni dei tfr più “corposi” che sono stati liquidati (per semplicità omettiamo le relative aziende “liquidanti”):
- Cesare Romiti – 101,5 milioni di euro nel 1998
- Roberto Colaninno – 17 milioni di euro nel 2001
- Matteo Arpe – 37,4 milioni di euro nel 2007
- Alessandro Profumo – 40,59 milioni di euro nel 2010
- Fausto Marchionni – 10,5 milioni di euro nel 2011
- Cesare Geronzi – 16,65 milioni di euro nel 2011
- Antonio Vigni – 5,4 milioni di euro nel 2011
- Jonella e Paolo Ligresti – 4,65 milioni di euro nel 2011
- Luca Cordero di Montezemolo – 27 milioni di euro nel 2014
- Flavio Cattaneo – 25 milioni di euro nel 2017
- Alessandro Profumo – 40 milioni di euro nel 2017
- ecc. ecc. ecc. ecc.
- ecc. ecc. ecc. ecc.
Sono cifre SPAVENTOSE per dei singoli individui beneficiari (sono ugualmente enormi anche per intere comunità) qualsiasi capacità essi possano aver avuto, ma l’aggravante è che in alcuni casi questi personaggi (anche fra quelli non presenti nel precedente elenco indicativo) hanno portato le aziende che hanno diretto ad anni di bilanci in rosso e in certi casi perfino al fallimento, per non parlare delle indagini della magistratura a proprio carico, dei rinvii a giudizio subiti e dei tempi di “servizio prestato“, in qualche caso anche inferiore a un anno solare.
Tra l’altro i nominativi che “girano” da anni sono sempre gli stessi, perdono un incarico, acquisiscono il loro tfr, e gliene viene assegnato subito un altro in un vortice senza alcuna soluzione di continuità.
Quello che l’ue ci chiede da sempre, la celebre CRESCITA, è dunque questa: l’aumento indiscriminato del MALAFFARE.
E’ inconcepibile, almeno per menti che non siano perverse, che in un Paese che taglia da oltre 10 anni la spesa pubblica (specialmente in settori delicati come la sanità, la scuola e il welfare) esista un sottobosco di spartizioni di denaro tanto corposo e IRREFRENABILE, mentre lo Stato non interviene proprio perché si tratta di aziende private, pur essendo un “traffico” che priva di enormi capitali gli impieghi in campo nazionale.
In poche parole: i soldi che si spartiscono i ceo (la nuova “simpatica” denominazione fru fru degli amministratori delegati) e probabilmente il sistema di potere occulto, è il reale obiettivo cui hanno puntato a metà degli anni ’90 coloro che hanno promosso la “tempesta” di privatizzazioni che sta distruggendo l’Italia, non dobbiamo infatti dimenticarci che ogni ceo incaricato ha a disposizione importanti patrimoni aziendali da gestire con l’opportunità di dare liberamente consulenze esterne e la possibilità di scatenare esternalizzazioni a piacimento, un vero pozzo senza fondo per gli “amici degli amici“.
L’Italia è diventata un inferno per tanti, ma anche il paradiso per pochi.