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Antisemitismo, cos’è e perché?

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Quando si parla di ANTISEMITISMO non ci si rende conto che il problema viene evidenziato solo dal punto di vista di coloro che si ritengono “vittime“.
Sappiamo invece benissimo che quelle “vittime“, sin dal 1948 e fino ai nostri giorni, hanno messo in campo una serie infinita di abominevoli provocazioni contro le popolazioni confinanti che hanno enormemente deteriorato in mezzo mondo (e forse ancor di più) l’immagine degli ebrei che prima beneficiava della solidarietà globale per gli effetti disastrosi della Shoah.

Ma come si fa ad accettare ancora che lo stato israeliano continui a bombardare e distruggere i Paesi confinanti senza alcuna soluzione di continuità? Come si fa a chiudere entrambi gli occhi sulle violenze inaudite dei “coloni” ebrei all’interno del territorio Palestinese? A ignorare le privazioni imposte per decenni nella Striscia di Gaza, prima fra tutte quella dell’acqua, a far finta di nulla quando alle pietre dell’Intifada (che non uccisero nessuno) le forze israeliane reagirono militarmente uccidendo, aggredendo e scannando senza alcuna pietà perfino donne e bambini, come stanno facendo tuttora?
La convivenza pacifica non è contemplata nella “cultura” di coloro che per giunta amano effigiarsi col titolo soprannaturale di “popolo di dio“; in effetti non hanno mai specificato a quale dio alludono … forse al dio Marte, quello della guerra, perché la guerra è stata da sempre al centro delle principali occupazioni di questa popolazione che nella storia si è presentata alternativamente nel ruolo di vittima e in quello di spropositato carnefice senza un minimo di pietà. Ma nessuno ha mai spiegato a questa gente, ma anche agli estremisti islamici, che Dio, quello vero, sparge amore e non di certo odio e malvagità, che un Dio non ha preferenze per nessun popolo, che per Lui siamo tutti uguali e che la morte non è un’opzione concessa agli umani, ma piuttosto una sua esclusività che non ha mai dato in delega a NESSUNO?

No, si tratta di concetti che sembra non siano minimamente contemplati nella mentalità degli israeliani, che continuano a sbandierare la terribile tragedia che hanno subito agli inizi del secolo scorso (e questa è storia che non può di certo essere minimamente contestata) per giustificare qualsiasi loro attuale azione bellica contro il resto del mondo. Dunque per loro (e purtroppo per gran parte dei governi dell’occidente) tutto ormai dev’essere concesso; l’antisemitismo, indubbiamente squallido gemello del razzismo, è diventato però per lo stato ebraico un’ottima opportunità per riapparire “vittima” invece che carnefice del Medio Oriente, e questo perfido pretesto da pure il via anche a inopportune provocazioni degli israeliani ovunque nel mondo (fatte salve le solite limitatissime eccezioni). Non è dunque il solo “netamiaumiau” a condurre la sua gente nel baratro delle guerre contro tutti, supportato dalla piccola schiera di guerrafondai amici suoi e dagli stati uniti che si gestiscono gli affarucci loro tramite legami con paesi in guerra ben lontani dall’america, ma è proprio la massa popolare israeliana che la pensa nello stesso modo. E un esempio è quello che è accaduto in Olanda prima, durante e dopo la partita di calcio Ajax-Maccabi Tel Aviv che nella politica non c’entra proprio nulla. I “tifosi” israeliani hanno iniziato la loro trasferta ad Amsterdam bruciando bandiere della Palestina, intonando cori razzisti contro gli arabi, fischiando nello stadio durante il minuto di silenzio per le vittime di Valencia, insomma hanno fatto tutto il contrario di ciò che il loro stesso governo aveva suggerito per tenere basso il profilo ed evitare così prevedibili reazioni da parte dei padroni di casa. Poi, quasi fosse una metafora della vecchia intifada all’incontrario, dopo “aver scagliato la pietra” sono fuggiti dall’Olanda con aerei militari del loro paese inviati dallo stesso “netamiaumiau“. Sono da considerare dunque povere vittime come si è affrettato a dire il capo del governo dello stato ebraico e come in coro hanno manifestato gran parte dei governi mondiali? Provocare o reagire in malo modo sembra essere diventato dunque il mantra per il popolo israeliano sia a livello di leadership politica sia a livello popolare, ma su tutto viene posto il filtro dell’antisemitismo, orrendo modo di pensare ma di certo non valida ragione per far apparire sempre gli ebrei come vittime designate nel contesto internazionale, dove in fondo sono sempre giustificati a livelli istituzionali qualsiasi cosa facciano.   

Certo la violenza è sempre da condannare, specie quella spropositata rispetto alla provocazione originale (e non parliamo della partita di calcio solamente), ma non sarebbe “cosa buona e giusta” se una buona volta la FINISSIMO TUTTI di accendere “micce sociali” che stanno distruggendo l’umanità? Basta con le etichette standardizzate, con i pretesti magari artatamente costruiti dai servizi segreti per generare guerre infami e ottimizzare il traffico delle armi, basta con le ipocrisie di stato che condannano a parole le violenze e sotto sotto le favoriscono concedendo armi e denaro ai belligeranti. BASTA, non se ne può più.

Autore dell'articolo: Santokenonsuda

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