Il mercato della tecnologia è ormai drogato, volubile, e isterico. La parola d’ordine è “cambiare” ed è diventata ormai una pratica da reiterare costantemente, anche se in realtà non vi sono i presupposti per stravolgere ciò che già funziona perfettamente.
La Apple per esempio, che non è più la stessa da quando è morto Steve Jobs, ha voluto a tutti i costi lanciare il nuovo sistema operativo “ios7” anche se la precedente versione andava benissimo.
Ma le “teste bislacche” che comandano questo particolarissimo mondo siliconico, impongono al mercato periodiche innovazioni per “smuovere le acque” di continuo, e tutto quindi “fa brodo”.
Per esempio il maggiore stravolgimento di ios7 rispetto al padre ios6 (ma già considerato nonno per la moderna tecnologia) è quello che riguarda la grafica. In passato le icone tendevano a migliorarsi, a essere più dettagliate nei sistemi operativi successivi, oggi la Apple, pur di cambiare qualcosa per farsi notare, e come vedremo in seguito soprattutto per vendere nuovi prodotti, ha ribaltato il concetto: le icone sono tornate a essere piatte, minimaliste, a due dimensioni e con disegnini infantili che ricordano la banalità dei segnali stradali o di certa cartellonistica pubblicitaria. Ma la cosa più strana, che il compianto Jobs non avrebbe certamente permesso, è l’abbandono di specifiche caratterizzazioni del brand Apple con richiami fin troppo palesi alla produzione della concorrenza.
Le icone di ios7 emulano sfacciatamente quelle di Android, stessi colori accesi, stessa semplicità, stessi richiami figurativi. Non credo che Steve Jobs avrebbe apprezzato lo scimmiottamento dei rivali asiatici (la piattaforma Android è utilizzata da quasi tutti gli altri marchi hi-tech e soprattutto dalla Samsung) solo per seguire una moda da tempo imperante che vuole i giovani affascinati dal minimalismo, questa è una falsa verità e la moda è quella che circola fra i grafici, non fra i giovani, che invece la subiscono passivamente, anzi si auto-convincono di gradirla solo perché non possono cambiarla. D’altra parte, almeno in questo campo, valgono le equazioni: moda=appiattimento, tendenza=livellamento, il tutto alla faccia dello stile e della differenziazione fra i marchi che predicava Jobs vantando proprio i segni distintivi della Apple rispetto ai rivali di mercato.
Ora ci si è messo pure Google che ha levato l’ombreggiatura dal proprio logo web…. tutti noi aspettavamo con ansia questo cambiamento, ne sentivamo l’intimo bisogno, non potevamo più dormire la notte a causa dei nostri incubi pieni zeppi di quelle 6 stupidissime ombre.
In realtà dietro queste “rivoluzioni” c’è il convincimento dei vari management aziendali di poter avere migliori performance nelle vendite di nuovi prodotti immessi contemporaneamente sulla piazza, è quindi inevitabile che plaudire al cambiamento, facendo training autogeno e apprezzando così l’infantilizzazione della grafica, non ci fa vedere le magagne nascoste.
Per citarne una fra tutte (e forse la più grave): La Apple, con una particolare applicazione fruibile con ios7, permette lo scambio gratuito di file multimediali, anche di grosse dimensioni, fra apparecchiature del proprio marchio, ma non per i modelli precedenti (iphone 4, iphone 4s, ipad che non siano di ultima produzione) …. così la gente (deficiente) corre a comprare gli ultimi modelli e getta quelli acquistati (un occhio della testa) appena un anno prima, proprio in piena recessione e all’apice di una crisi economica globale senza precedenti.
Per i manager delle aziende hi-tech i consumatori sono solo un branco di cretini… e purtroppo in certi casi sembrano proprio aver ragione. Questo è una delle tante mostruosità del consumismo.