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La Favorita negata, la madre di tutti gli ossimori

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(foto dall’alto del Parco della Favorita di Palermo – in celeste il perimetro esterno, in rosso e verde le due strade per andare e tornare dal Lido di Mondello)

C’era una volta un parco, a Palermo, adorato da tutti sia per la sua verde bellezza, sia per il grande beneficio offerto ai cittadini nel ruolo di “via di fuga” dall’intasato traffico metropolitano.

Nonostante il parco si chiamasse “Favorita” gli amministratori della città erano continuamente ossessionati dal desiderio di negarla agli automobilisti che costituivano i maggiori fruitori delle sue prestazioni, generando così un vero e proprio controsenso rispetto al suo stesso nome.

Ufficialmente i politici, peraltro eletti dalle stesse persone che tendevano a osteggiare, giustificavano quell’atteggiamento con finalità ambientalistiche volte a “favorire” i ciclisti e i maratoneti che frequentavano giornalmente il parco per le loro performance sportive.
In realtà però le reali motivazioni erano ben altre, anche se gli amministratori cittadini non disdegnavano di assecondare principalmente gli ecologisti, principali loro sostenitori, impuntati sul concetto di “liberare” l’intera superficie del parco dalle inquinanti auto a benzina.
Anche se l’equazione automobili=inquinamento non può mai essere negata, almeno quando si parla di alimentazioni da derivati del petrolio, era pur vero che la superficie destinata al traffico veicolare all’interno del parco era costituita appena da due sottili strisce di asfalto rispetto all’enorme “polmone verde cittadino” che rappresentava la parte principale della Favorita.
Nonostante ciò gli amministratori cercavano in tutti i modi di non far utilizzare quelle due piccole strade ai cittadini che, costretti spesso dalle chiusure estemporanee delle due epiche vie (chiamate infatti una Diana e l’altra Ercole), per recarsi al posto di lavoro o per tornare a casa, dovevano migrare a migliaia nelle due altre zone alternative che inevitabilmente si intasavano per diverse ore.

Queste chiusure venivano chiamate “esperimenti”, ma nonostante i loro effetti risultassero sempre disastrosi, la tendenza sembrava portare inevitabilmente alla chiusura definitiva.

Come finisce la storiella? Vi chiederete certamente. Ma questa favola, vero e proprio tormentone per la città di Palermo, non ha ancora una fine, né lieta né triste.  Il Sindaco Orlando, con la sua Giunta, continua a impegnarsi nelle chiusure e i cittadini, costretti a interminabili code in mezzo ai gas di scarico che si accumulano per gli incolonnamenti, continuano a incazzarsi ogni volta mandando le più fantasiose maledizioni verso il sindaco e gli assessori responsabili.

Non si capisce, in tutta questa faccenda, perché ci si ostini a “lavorare” sul concetto di limitare o bloccare del tutto un traffico fluido, quindi poco inquinante, su una piccolissima superficie interna al parco, pur avendo a disposizione una enorme quantità di verde tutto attorno alle due arterie stradali da destinare alle piste ciclabili o alle corsie, peraltro già esistenti, per i maratoneti e i corridori della domenica. Perchè gli sportivi devono correre per forza sull’asfalto della Favorita, creando caos infernale e inquinamento nelle zone di via Lanza di Scalea e Pallavicino?
I sostenitori di questa idea dicono che esistono tante alternative per andare o tornare da Mondello… noi ci abbiamo lavorato su e ci siamo accorti che è vero, ecco le tante alternative che siamo riusciti a trovare alle via Castelforte e Lanza di Scalea:

1)  lancio col paracadute da Piano Gallo;
2) circumnavigazione del globo terracqueo partendo dalla Cala verso il Nepal, per riapprodare dall’altra parte del pianeta in prossimità della Motomar;
-3) galleria (ancora da realizzare però) sotto Monte Pellegrino fino alle grotte dell’Addaura;
4) modulo lunare che, sparato da Monte Cuccio, potrebbe facilmente atterrare dalle parti di Renato Bar a Mondello Paese;
5) traversata a nuoto dal porto fino al circolo nautico “Lauria” e successiva passeggiata fra i lidi in concessione comunale e i cortili di cabine di prestigioso legno antico della società “italo-belga”;
6) giro largo (una ventina di chilometri) dal lungomare, passando dal Cimitero dei Rotoli, l’Arenella, Vergine Maria e l’Addaura fingendo però di non vedere il già consistente traffico locale.

I palermitani pertanto sono proprio distratti perché non conoscono tutte queste alternative per arrivare o tornare dal loro lido preferito.
Quindi… cittadini! Datevi da fare con le tante strade alternative perchè gli amministratori della vostra città vogliono “liberare” il parco della Favorita dalle vostre auto inquinanti, poco importa se si incasina tutto il resto delle strade limitrofe e si intossicano con i gas di scarico, generati dalle code che si vengono a creare, i residenti che vivono attorno al parco.

Autore dell'articolo: admin

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