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Contratto bancari: o dialogo o lotta

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“Non accettiamo il tentativo di ABI di utilizzare le difficoltà del momento del settore bancario italiano per tentare di smantellare l’attuale Contratto Nazionale, sostituendolo, di fatto, con contratti aziendali e di gruppo che creerebbero inevitabilmente trattamenti economici differenti da banca a banca”.

Questo il commento di Lando Maria Sileoni, Segretario Generale della FABI, a margine dell’incontro che si è svolto oggi a Roma nell’ambito della vertenza sul rinnovo del Contratto degli oltre 309mila bancari italiani.

Sileoni ha proseguito: “Se davvero l’ABI vuole, entro la fine dell’anno, condividere un nuovo Contratto di Lavoro, non può pensare che il confronto si svolga esclusivamente sulla sua piattaforma rivendicativa, presentata di fatto oggi alle Organizzazioni Sindacali.

I problemi gestionali rimarcati dalle banche non possono essere attribuiti né al Contratto Nazionale né alla relazioni sindacali del settore, che spesso hanno dato invece risposte concrete alla crisi.”

Ci auguriamo, ha concluso Lando Maria Sileoni,  che dal prossimo incontro emerga la volontà di rispettare le richieste presentate dalle Organizzazioni Sindacali, a cominciare dal recupero dell’inflazione, quella pregressa, reale e attesa, per giungere, entro la fine dell’anno, a una sintesi politica tra le richieste dei lavoratori e quelle delle aziende. Oggi siamo stati estremamente chiari: o si entra nel merito dei problemi oppure ognuno prenderà la sua strada, che, per quanto ci riguarda, significa mobilitazione del personale ed azioni di lotta”.

Parole sante quelle espresse da Lando Maria Sileoni, Segretario Generale della FABI, che fanno intravedere ancora una volta un duro scontro con i vertici dell’ABI sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro.

Il prossimo incontro si svolgerà mercoledì 13 novembre ed in quella data le Rappresentanze Sindacali verificheranno se sussistono le condizioni minime per proseguire la trattativa oppure chiamare a raccolta i 309 mila bancari per partecipare ad assemblee che saranno indette in tutte le aziende e subito dopo proclamare azioni di protesta incisive.

Le Banche puntano allo smantellamento dell’attuale contratto per riscriverlo,  ridimensionarlo e lasciare quasi tutti gli spazi negoziali alle trattative aziendali e di gruppo.

Non è cambiato, dunque, il disegno maldestro dello scorso anno quando unilateralmente i banchieri avevano determinato di mettere la parola fine al contratto nazionale di lavoro, strumento unico per tutte le banche ed i bancari.

Dobbiamo quindi e purtroppo affermare che i banchieri il verme in testa c’è l’hanno sempre.

Ed i lavoratori cosa s’aspettano? Certamente il mantenimento di un contratto unico per la categoria e con rappresenti solo ed esclusivamente una cornice da appendere al muro.

Se ancora una volta i Banchieri ed i loro Manager si rifiuteranno di proseguire un confronto vero e sereno con i Sindacati finalizzato alla stipula di un nuovo contratto che contenga tutte le garanzie chiare e certe, non falcidi gli attuali emolumenti e riconosca ai lavoratori i giusti recuperi salariali non rimane alla categoria che scendere in piazza come ha sempre fatto nei momenti conflittuali e di becera arroganza della controparte.

Autore dell'articolo: Carmelo Raffa

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