Il mondo dell’università è in subuglio per la nuova legge sulla pubblica amministrazione, nella quale spicca (meglio “spacca”) un emendamento proposto dal parlamentare dem Marco Meloni e modificato dal Governo, che vorrebbe legare l’accesso ai concorsi per i neo-laureati italiani alla valutazione dell’ateneo che ha assegnato il relativo diploma di laurea e al voto medio di classi omogenee di studenti, dando peso, così, oltre che al titolo di laurea anche all’ateneo di provenienza.
Insomma l’ennesima schizofrenica follia di un parlamento che,
pur di non fare leggi che possano sfiorare gli interessi della maledetta casta di farabutti che “governa” l’Italia, si inventa le “riforme” (le chiamano così) più demenziali e scriteriate che mente umanoide possa partorire.
Dietro deve esserci lo zampino, anzi la sporca zampaccia, dei bocconiani che da tempo vivacchiano in parlamento, nonostante le note “figure di merda” che hanno fatto di fronte il mondo intero.
In ogni caso:
– tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge (art.3 della Costituzione), aggiungeremo “tranne quelli laureati in Sicilia perché meno preparati, e quelli che leggiferano a Roma perché troppo coglioni”
– dopo l’incapacità dimostrata nell’inventare una laurea breve che riesca a far trovare un lavoro ai laureati col nuovo ordinamento, e al lavaggio del cervello che gli stessi professori fanno ai neo-laureati per convincerli della necessità di affrontare i due anni di specialistica per poter “sperare” in un’assunzione (ci chiediamo tutti perché non lasciavano quindi i 5 anni come prima?), ora si inventano un motivo nuovo per non far lavorare neanche i “laureati quinquennali” nati nel sud.
– le università non sono costituite certo dai relativi studenti, che al momento dell’iscrizione se le ritrovano già “belle e fatte”, se alcune sono “venute male” la colpa è sempre delle istituzioni italiane, che poi hanno anche la faccia tosta (per non dire altro) di far ricadere sulla testa dei giovani gli effetti della stratosferica incapacità della classe dirigente nazionale.
– se do un servizio scadente alla popolazione NON POSSO PRETENDERE DI FARLO PAGARE IN UGUALE MISURA RISPETTO A QUELLO PRESTATO CON “PRESUNTA QUALITÀ SUPERIORE”. Quindi se differenza c’è allora le tasse universitarie al sud devono essere inferiori.
– e l’europaunita non ci manda nessuna sanzione per la diversità di trattamento fra cittadini di una stessa nazione? Potrebbe risultare un’altra buona scusa per rubarci altri soldi!
– quale sar’à poi il metro di giudizio per stabilire che un’ateneo sia migliore di un altro? Il passa-parola? un commissario laureato magari alla Sapienza? La valutazione della massoneria? La capacità di silurare più studenti possibili? Il grado di intelligenza dei professori?
Mettiamocelo in testa: se non andiamo TUTTI, ma proprio TUTTI a Roma a protestare dinanzi il parlamento contro l’imbecillità di chi ci governa, questa oligarchia di scriteriati finirà di distruggere il nostro paese.