Ci ha scritto Barbara, una nostra lettrice che si dichiara giustamente inorridita per gli orribili video che girano in rete e nei social network riguardanti torture inflitte ad animali.
Ecco la sua lettera:
“Salve ragazzi, grazie per esserci e dare a noi la possibilità di dire la nostra e voi di intervenire.
Vorrei protestare a gran voce e lunghe lacrime su quei video ORRIBILI sui maltrattamenti e uccisioni di animali indifesi come cani e gatti.
Vorrei chiedervi come si può fare per non pubblicarli più. C’è un modo per oscurarli ancora prima che li vedano tutti??
Vi prego fate qualcosa voi perché non vedo altra soluzione. Grazie ancora per sostenerci. Ciao.
Barbara”
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Cara Barbara, il problema è veramente serio, specialmente per chi ama gli animali, ma non occorre essere “animalista” per restare quantomeno indignati da certe terribili immagini che ci compaiono improvvisamente davanti navigando in rete o nei social e senza alcuna volontà da parte nostra di volerle cercare.
E’ una violenza nella violenza, proprio come nei casi dei morti ammazzati “sciorinati” dai media istituzionali in tv, quando “DEVONO” farci digerire qualche specifico concetto contro qualcuno.
La violenza mediatica, che ci “impone” la visione di cose terribili e orrende, equivale a quella che ne ha permesso la realizzazione; non vediamo differenza fra la crudeltà esercitata sulla vita altrui, animali compresi, e quella perpetrata sui navigatori di internet, o sui telespettatori in genere, nel riproporre a tutti la documentazione filmata delle stesse violenze.
Facile dire c’è il telecomando o potete spegnere il pc! Il libero arbitrio del pubblico e il numero degli spettatori raggiunti non giustificano né autorizzano questi soprusi. Purtroppo però solo la correttezza morale degli “addetti ai lavori” potrebbe impedire la divulgazione in tv di malvagità di questo tipo e nel caso della rete o dei social network la responsabilità civile di ognuno di noi nell’utilizzo del mezzo informatico.
Un buon deterrente in tal senso potrebbe essere semmai la denuncia legale, almeno per chi pubblica direttamente le proprie “gesta” criminali in rete, perché è stata varata da poco una legge secondo la quale chi uccide o tortura animali viene perseguito penalmente, e le condanne sono pesanti quasi quanto quelle comminate per violenze contro gli esseri umani, ma dovrebbe esserci sempre qualcuno disposto a denunciare alle autorità competenti il “torquemada” di turno.
Il problema della violenza esplicitata platealmente, e spesso inutilmente, nei tg, magari proprio ad ora di pranzo, è stata oggetto di un cortometraggio ironico, prodotto dall’Associazione Culturale “Pittorica”, di alcuni anni fa, che riproponiamo qui di seguito.
Si intitola “Spaghetti amari” e lo dedichiamo a Barbara e alla sua civilissima protesta.