Appena l’altro ieri (30 marzo) “linkiesta.it” (con un articolo firmato F.Cancellato) sparava a zero contro gli anti-tap: “Tragicomico Sud: la protesta insensata contro il gasdotto in Puglia. I motivi della protesta contro il Tap rientrano tutti nel luogo comune e nella strumentalità politica. Prima di indignarsi per il sacrificio degli ulivi (che non ci sarà) sarebbe opportuno informarsi bene” – questa erano titolo e sottotitolo di quell’articolo.
Il primo aprile (quindi potrebbe anche trattarsi di un classico pesce di aprile) in un articolo su “L’Espresso“, griffato a quattro mani da Paolo Biondani e Leo Sisti, si legge che: “Nel contestato maxi-progetto per portare il gas dell’Azerbaijan in Puglia spuntano manager in affari con le cosche, oligarchi russi e casseforti offshore” – dunque appena il giorno dopo la “PROTESTA” contro la Tap passa da “insensata e strumentale” a giustificata e plausibile, considerando le oscure trame che sembrano esserci dietro.
Il contestato gasdotto da opera “buona e giusta” diventa, appena il giorno dopo, un colossale imbroglio e, a detta del PM Michele Prestipino «un caso esemplare di riciclaggio internazionale di denaro mafioso».
Ma in questa martoriata Italia (martoriata da certi politici, da mafiosi e camorristi, ma anche da alcuni giornalisti e troll di rete) A CHI SI DEVE CREDERE?
Pensate che vengono dette due cose diametralmente opposte a distanza di “sole 24 ore” (non il giornale, si intende, tanto per non alimentare la confusione), una da “linkiesta” e l’altra da l’inchiesta (de L’Espresso) … un apostrofo e una semplice K separano una “verità” dall’altra, due piccoli particolari dividono, come fossero un oceano, due “terre” lontane, quella della realtà da quella del paradosso.
Signori miei! Ve l’avevo detto che in una mandria di bisonti diventa difficile riconoscere le bufale. Nell’era della comunicazione globale si comunica di tutto, tranne che la verità.
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