Non bisogna illudersi che andare sempre “avanti” possa risultare l’unica scelta valida per il nostro sistema sociale ed economico.
Talvolta anche “tornare indietro” può concedere una bella boccata d’ossigeno, soprattutto considerando che all’orizzonte non si profilano né benefici né miglioramenti sociali di sorta.
Pensate, per esempio, di applicare quest’opportunità nei campi dell’economia, della politica e dei rapporti sociali: riteniamo che un passo indietro potrebbe significare farne due o tre in un “avanti” più civile e umano, che ne dite?
Ad Amburgo, proprio alcuni giorni fa in occasione dell’ennesimo inutile G20, circa 170 tra associazioni e decine di migliaia di persone hanno protestato contro le politiche dei paesi più ricchi del mondo e lo scriteriato “capitalismo” che vorrebbe strutturare il futuro del Pianeta in una specie di infinita marcia in avanti, chiamata “crescita“, che appare folle e anacronistica in un contesto di crisi economica continua e di rientri dai “debiti pubblici” delle principali nazioni mondiali, usati dal sistema più come arma di ricatto che non come reale priorità degli equilibri economici globali.
“Benvenuti all’inferno” è stato lo slogan dei manifestanti che hanno trasformato “Il Quarto Stato“, celebre quadro di Giuseppe Pellizza da Volpedo che raffigurava una lenta marcia di braccianti in protesta, in uno svogliato cammino di grigi zombie costretti contro voglia ad avanzare all’infinito senza alcuna meta o obiettivo, se non l’arricchimento di pochi dannati squali che governano banche, multinazionali e intere nazioni.
Come dare torto ai manifestanti di Amburgo? Cosa sono diventati oggi i lavoratori, che avevano rivendicato con successo i loro diritti nel “Quarto Stato”, se non un gigantesco gruppo di zombie privati di tutto e costretti a marciare incessantemente per far “crescere” solo i portafogli dei farabutti globalizzatori?